Nonostante da anni rappresenti un’icona di fascino e stile, e sia contesa dai più importanti stilisti di fama internazionale, Rocio Munoz Morales dedica la maggior parte del tempo ad altri impegni. Proprio così. Volontariato e famiglia, per la bellissima attrice spagnola legata sentimentalmente al collega Raoul Bova, rappresentano i punti cardine della vita. Noi di Vero l’abbiamo incontrata a Venezia, dove, ancora una volta, è stata una delle protagoniste del Premio Kinéo – Diamanti al cinema, promosso dalla omonima associazione senza fini di lucro con il sostegno del ministero per i Beni e le attività culturali. Ogni anno il premio porta all’attenzione del pubblico un progetto di particolare valore sociale. Quest’anno è stato il turno di “Salute allo specchio”, il programma dell’ospedale San Raffaele di Milano dedicato alle donne in cura per patologie oncologiche.
Rocio Munoz Morales, sei orgogliosa di essere madrina di “Salute allo specchio”?
«Certamente. Sono sempre stata una grande sostenitrìce di iniziative benefiche §P a sostegno di chi, nel corso della vita, viene chiamato ad m affrontare importanti prove.
Questo progetto dell’ospedale San Raffaele aiuta le donne affette . da tumore al seno, sostenendole sia nell’immediato decorso post operatorio, sia per le cure successive fornendo loro gli strumenti giusti per continuare a sentirsi donne, preservando la loro femminilità. Rimettendole nelle condizioni di continuare a sorridere quando si guardano allo specchio. Per una donna, sentirsi sicura e poter continuare a essere se stessa è fondamentale per vivere in armonia e serenità».
Generalmente in base a ‘ cosa scegli le iniziative benefiche a cui dedicarti?
«Oggi non è facile individuare i giusti progetti da sposare, perché ce ne sono davvero tanti che sarebbe necessario sostenere. Nel mio piccolo, cerco di dare una mano a tutte quelle associazioni che poi, a distanza di tempo, ti mostrano concretamente gli obiettivi raggiunti. Sono convinta che per aiutare il prossimo bisogna mettere prima di tutto mano al portafogli perché senza soldi, purtroppo, si riesce a fare poco. E poi è importante andare a fare volontariato nei luoghi in cui c’è più bisogno: per carità, è bello partecipare a un festival nelle vesti di madrina, ma poi bisogna anche ricordarsi di andare a trasmettere il proprio calore e sorriso negli ospedali. Un’esperienza che ho fatto e che consiglio a tutti di fare».
Rocio Munoz Morales disastri?
«È proprio così. Volete un esempio? Di recente mi è capitato proprio di scegliere l’outfit per il Festival del Cinema di Venezia ma poi, una volta giunta a destinazione, mi sono resa conto di aver dimenticato le scarpe a Roma (ride)ì II fatto è che, con il passare degli anni, ho cominciato a dedicare meno tempo a questo tipo di pensieri. E dire che, quando avevo 13 anni, mi truccavo per tre ore di fila anche solo per andare a bere una bibita con qualche amichetto…».
Prossimamente ti rivedremo sul grande schermo nel film Natale da Chef. Che cosa ci puoi anticipare?
<<Ho appena cominciato le riprese. Considero questa esperienza una divertente follia: Mi sono divertita sin dalle prove. Vi posso anticipare che indosserò una parrucca e so già che, quando mia madre mi vedrà cosi agghindata sul grande schermo, me ne vergognerò!».
«Sarò in Dì che ti manda Picone»
Dopodiché ritornerai subito a teatro.
«Dopo la fine delle riprese del film mi dedicherò allo spettacolo dal titolo Dì che ti manda Picone, una sorta di rivisitazione del celebre Mi manda Picone (la commedia portata al cinema da Nanni Loy nel 1983, ndr). Per l’occasione sarò affiancata da una compagnia di attori capitanata da Biagio Izzo. Amo il teatro, ho cominciato a lavorarci lo scorso anno con Certe notti e trovo sia un meraviglioso modo di comunicare».
I risvolti di attualità in quel testo non mancavano Rocio Munoz Morales
«Certe notti, scritta da Antonio Grasso, è stata per me una pièce impegnativa, incentrata com’è sul terremoto e la vita di giovani studenti. Tutte le sere, al termine delle repliche, tornavo a casa distrutta. Però mi ha fatto crescere tantissimo».
da Vero
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