Scintillante, piena di energia e di entusiasmo. Raffaella Carrà non cambia mai. Per fortuna. A 75 anni sembra sempre una bambina: il sorriso sulle labbra, gli occhi che le brillano, la capacità di stupirsi. E oggi è più scintillante che mai. proprio come si confà al clima natalizio che ormai si respira dappertutto. “Buon Natale a chi si vuol bene, buon Natale a chi mi vuol male, buon Natale a chi ha freddo e sogna il sole. Buon Natale, amore”, cantava in una sua vecchia canzone del 1984. E oggi è pronta a ricantarla: il brano è infatti inserito in Ogni volta che è Natale (Sony Music), il suo nuovo album che raccoglie alcuni classici (e non solo) delle festività interpretati da Raffaella e, nella preziosa versione deluxe, racconta anche la sua carriera musicale, con un ricco repertorio di canzoni che hanno fatto la storia e la cultura del nostro Paese. Il messaggio sotteso è intimo, profondo: aprire gli occhi, spalancare i cuori e guardare oltre le luci e i flash delle Feste.
Com’è il Natale a casa Carrà?
«Se sono a Roma mangio gli spaghetti con il tonno. Me lo ha insegnato Marcello Mastroianni, che sosteneva portassero fortuna. 10 sono un po’ superstiziosa, quindi se sono a casa preparo quelli. Se non sono a Roma, invece, a volte mi trovo con la mia famiglia, i miei nipoti, per i quali sono una sorta di genitore. Se invece non è possibile riunirsi proprie 11 25. e ognuno va per proprie conto, allora facciamo un Natale diverso, posticipato».
E che ricordi conservi del Natale di quando eri bambina?
«A Bologna non era tanto il Natale che interessava a noi bambini, quanto la Befana perché i regali arrivavano il 6 di gennaio, non il 25 dicembre 1 giochi mi sono sempre rimasti nel cuore. E così, crescendo, quando stavo con Gianni Boncompagni, per i bambini facevamo giochi, scherzi. pac chetti colorati».
Che tipo di regali ti piace va ricevere?
«Ho sempre preferito fare i regali invece che riceverli. Però io sono una entusiasta. mi stupisco sempre quando apro un pacchetto. Ba-; sta che il dono sia utile. Non voglio soprammobili: quelli non li sopporto proprio».
C’è un augurio speciale che vuoi fare per questo 1 Natale 2018?
«Sì. mi piacerebbe che si buttasse nel cestino il verbo litigare, perché la lite spesso finisce nel, la violenza e chi ne fa sempre le spese siamo noi donne. La felicità viene solo se c’è dialogo e comprensione. Le donne devono contare fino a cento e non litigare, l’uomo deve pensare a quello che fa e amare una donna. Ma soprattutto le donne minacciate devono avere un rifiuto totale per l’ultimo appuntamento. Che è il più pericoloso. E spesso fatale».
Veniamo Raffaella Carrà al tuo album: come lo descriveresti?
«È un disco dai mille colori, in cui mi rispecchio perfettamente. Ci ho lavorato un anno intero, ascoltando e riascoltando le canzoni, selezionando i brani che mi convincevano di più. Sono tutti pezzi con un nuovo arrangiamento».
Ci fai un esempio?
«Happy Xmas è diventato un valzer, White Xmas è uno swing. La Morimorena ha una impronta personale da fìesta e la rumba è pazzesca. Merry Xmas Everyone, in versione italiana, è un pezzo carino che ho scoperto per caso su YouTube. Hallelujah non è un brano natalizio, ma l’ho voluto cantare lo stesso: è in versione lirica, con una grande orchestra e un coro. Insieme a me cantano due giovani talenti della lirica, Erica Realino e Vittoriana De Amicis: ) mi sono I sentita piccola accanto a loro, che,invece, hanno volato. Feliz Navidad è l’unica spina nel mio cuore: volevo farne una versionereggaeton. visto che non è un ! testo particolarmente religioso, ma non me lo hanno fatto fare. Per rifarmi lo canterei così in televisione».
Tu Raffaella Carrà sei anche paladina delle donne e icona gay.
«Ho incominciato a capire il mondo gay dalla prima Canzonissima. Ricevevo tante lettere di ragazzi disperati che non venivano accettati dalle famiglie e volevano farla finita. Mi domandavo: possibile che esista un gap così grande per creature per cui provo profonda tenerezza? Icona gay lo sono diventata mio malgrado, ma ne vado orgogliosa. Ecco perché nel video dell’album ho voluto, tra le famiglie, anche una omosessuale».
E vero che in Spagna sei sempre stata trattata meglio che in Italia?
«Ho sempre cercato di fare da ponte tra l’Italia e la Spagna. Sì. è vero, sono stata da re Juan Carlos a prendere la mia prima onorificenza. Nella sua casa incontrai Giulio Andreotti, che si stupì di vedermi lì: gli dissi che non gli avrei rubato il governo (ride)’. Lo scorso giugno mi è stata data dagli spagnoli anche una medaglia al merito civile, che mi è stata consegnata in Italia. Forse il mio Paese se ne accorgerà, mi sono detta. Ma a me, sinceramente, non va di essere raccomandata, e se in Italia le istituzioni non si sono accorte di me, pazienza. Porto nel cuore le persone che mi vogliono bene».
È a loro che hai dedicato il disco?
«Non l’ho dedicato a nessuno. E quindi a tutti». !
Tratto da Vero.
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