Attore, conduttore, produttore e regista: Paolo Ruffini, tra i protagonisti delle Giornate del Cinema Lucano a Maratea – Premio internazionale Basilicata 2019, sta vivendo un periodo particolarmente felice. La storia d’amore con Diana Del Bufalo va a gonfie vele e da oltre un anno sta portando in tour spettacolo teatrale Up & Down, assieme ad attori con la sindrome di Down: un’esperienza che lo sta arricchendo soprattutto dal punto di vista umano.
«Tutto è iniziato nella mia cameretta…»
Prima di affermarti nel mondo dello spettacolo hai lavorato dietro le quinte principalmente come produttore. Ti ha sempre affascinato questo ambiente?
«È iniziato tutto dalla mia cameretta, quando da bambino mettevo le sedie davanti alla Tv e proponevo ai miei amici alcuni film che reputavo interessanti. Una passione così grande che mi ha portato anche a lavorare nei cinema: ho strappato i biglietti e ho fatto anche proiezionista. A essere sincero, l’idea di avere un cinema è un sogno che non ho mai abbandonato. Il cinema è un’arte e un’industria, ma anche un luogo vero e proprio e non vorrei che i ragazzi crescessero con un’idea sbagliata, ovvero che si possa vedere un film su uno smartphone. In un’epoca in cui i social stanno prendendo il sopravvento sul sociale, considero il cinema un’isola felice, una grande occasione di condivisione. Il cinema è tra le più grandi forme di educazione al mondo».
Quanto è importante avvicinare i giovani alle loro passioni attraverso piccoli lavori, come hai fatto tu Paolo Ruffini ?
«Bisogna aver voglia di lavorare: io ne avevo e ne ho ancora tanta e spero che i giovani abbiano voglia di impegnarsi per realizzare i propri sogni. Sin da bambino ho avuto sempre una grande curiosità: i miei “Google” per conoscere le cose erano mio padre e mia zia Editta, dalla quale ho imparato tutto sulla Seconda guerra mondiale. Oggi c’è un unico motore di ricerca con cui cerchiamo sempre le solite cose. È realmente paradossale il modo in cui si sta perdendo la curiosità: significa perdere la memoria. Bisogna allora
rendere consapevoli i ragazzi dell’importanza della cultura e tutelarla, affinché il mondo possa andare avanti nel miglior modo possibile».
C’è un mito della tua infanzia con cui sei riuscito a lavorare?
«Ho lavorato con Christian De Sica e Massimo Boldi in Natale a Miami: hanno contribuito a rendere la mia infanzia più felice».
Se potessi esprimere un desiderio, c’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare Paolo Ruffini ?
«Penso che ci sia un equivoco che mi riguarda. Credo di essere molto più abile nel drammatico che nel comico e quindi c’è tutta una gamma di ruoli di quel genere che mi piacerebbe interpretare: il dramma, secondo me, è una delle cose più affascinanti da vedere sul grande schermo. C’è tempo, vedremo in futuro: in-to mi diverto a far sorridere le persone».
Oltre al cinema, quanto è stata importante la musica per te
Paolo Ruffini ?
«La musica fa parte della mia vita da sempre, anche perché ho avuto la fortuna di stare con persone che mi hanno insegnato molto sul mondo delle sette note: basti pensare che la mia ex moglie è una pianista e la mia fidanzata fa la cantante (rispettivamente Claudia Campolongo e Diana Del Bufalo, ndr). Inoltre ho lavorato tanto a Mtv e sono un grande appassionato di colonne sonore».
Un momento di svolta è stato Up & Down, sia lo spettacolo teatrale sia il documentario per il cinema.
«Fin dal primo giorno in cui ho avuto la fortuna di conoscere gli attori con la sindrome di Down che fanno parte di questo progetto, mi sono accorto che loro avevano una confidenza con la felicità che ad altri spesso manca. Ho pensato immediatamente che fosse una tematica poco raccontata e ho iniziato a studiare tutto quello che ruota intorno al concetto di “diverso”: mi sono accorto che il disabile non vuole essere compatito, ma considerato valido e uguale agli altri. Non hanno bisogno di medaglie o essere dei campioni: accettano anche di essere ultimi, ma hanno bisogno di dignità».
Sull’onda di Up & Down hai pubblicato anche il libro La sindrome di Up.
«Anche per quanto riguarda il libro ho chiamato a raccolta i ragazzi che hanno lavorato con me intervistandoli: dalle loro risposte, semplici e ottimiste, ne viene fuori una visione del mondo straordinaria».
Che cosa ha significato per te l’esperienza con questi ragazzi?
«Mi ha consentito di dimostrare che la felicità è un ‘ atto rivoluzionario».
«Un documentario sull’Alzheimer»
Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
«Mi piacciono molto i documentari, vorrei girarne uno su una malattia molto diffusa: l’Alzheimer. Inoltre ho scritto un film, una commedia sentimentale, che spero di poter girare all’inizio del prossimo anno. Per *’ quando riguarda la Tv, mi vedrete presto su Italia 1 (nel varietà La pupa e il secchione, ndr)».
Come procede la tua storia d’amore con Diana Del Bufalo?
«Alla grande. Non appena siamo liberi dagli impegni, ne approfittiamo per trascorrere più tempo possibile insieme…».
Qualcuno dice che siete a un passo dal matrimonio. È vero?
«Non esageriamo! Anche se la nostra comune partecipazione a Maratea, complice la location, è stata decisamente romantica».
E vero che sei un fan di Barbara d’Urso?
• «Credo che Barbara d’Urso sia una professionista onesta, che ha capito come conquistare i telespettatori! Applausi, da parte mia, per lei!».
Un augurio per i lettori di
Vero?
«Non vergognatevi mai di essere felici».
da Vero
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