Fino a qualche anno fa, Paolo Conticini era un attore brillante che si divideva tra piccolo e grande schermo, con rare incursioni teatrali. Poi, nel 2015, Vacanze romane lo ha fatto diventare uno dei nomi di punta del musical made in Italy. E oggi, dopo il trionfo di Mamma mia!,
lo spettacolo dei record con i suoi 503.466 spettatori in 226 repliche, è protagonista di The Full Monty, nell’allestimento firmato da Massimo Romeo Piparo, accanto a Luca Ward, Manuel Fantoni, Nicolas Vaporidis e Jonis Bascir.
«Ambientato in Italia»
Paolo Conticini diversamente dal film da cui è tratto, questo musical ha un’ambientazione tutta italiana.
«Sì, siamo operai di una fabbrica di auto a Torino la Fiat, anche se non ci sono riferimenti espliciti che separato che non riesce a pagare gli alimenti alla ex moglie, viene in mente di mettere su uno spettacolo di striptease. Si parla di disoccupazione, diversità, affido dei figli… temi seri e molto più attuali oggi rispetto al 1997, quando il film è uscito».
Insomma, c’è poco da ridere…
«Al contrario, si ride dall’inizio alla fine, ma dà modo anche di riflettere su certe tematiche, con il sorriso sulle labbra. Credo che il messaggio sia positivo, perché con la tenacia e l’intraprendenza ci si può riscattare da un’umiliazione. E il finale, con il nudo integrale, il cosiddetto [ “servizio completo”, è una liberazione, un risultato per tutta la squadra».
Ti imbarazza doverti spogliare completamente?
«All’inizio, quando mi hanno proposto lo strip, ho pensato: fantastico! Poi ho cominciato a rifletterci sopra: certo, davanti a duemila persone… Però non è scabroso, è uno ! spettacolo per tutti perché il gioco di luci non fa ; vedere niente. Ora } tutti noi aspettiamo quel momento finale, goliardico, che è il massimo del divertimento».
Paolo Conticini tu che padre saresti, se avessi dei figli?
«Credo che sarei molto affettuoso, molto amico. Non come è stato mio padre, un uomo eccezionale ma che ci teneva un po’ a distanza, perché la mentalità era diversa. Poi non so, bisogna trovarcisi. E avere tanta fortuna».
Quest’anno festeggi 25 anni di carriera: come hai iniziato?
«Fin da ragazzino cercavo una via per essere indipendente e ho fatto disparati lavori, tanto che mio nonno mi chiamava “arruffamondo”. Fino a che la fortuna è passata e ho saputo coglierla. È cominciato tutto da un biglietto da visita di un agente che mi è stato dato mentre facevo il buttafuori. Quell’agente mi ha procurato due provini, per Belle ai bar di Alessandro Benvenuti, che è andato male, e per Uomini uomini uomini di Christian De Sica, che invece mi ha scelto. Credevo fosse un “ruoletto” così, invece ottenerlo è stato un privilegio enorme».
Quanto ha contato l’amicizia con Cristian De Sica?
«Tantissimo, percfié è l’uomo che mi ha dato la possibilità di intraprendere questo lavoro ed è stato un grande maestro di recitazione».
Il momento più brutto e il più bello della tua carriera?
«Il più brutto verso i 32 anni: avevo messo in discussione tutto, non c’era nulla di concreto. Non mi definivo nemmeno attore, quelli che mi facevano non erano contratti importanti, che mi potevano rendere indipendente. Poi sono arrivati Lo zio d’America, i film di Natale e il grande salto con Provaci ancora Pro]!, una delle colonne portanti della Rai, durata complessivamente dodici anni, che mi dispiace molto non si pensi di rifare, almeno per il momento».
E invece il più bello?
«Lo scorso anno, quando ho compiuto 50 anni: credo che sia un punto di arrivo dal quale ripartire e mi sembra di esserci arrivato bene, fisicamente, artisticamente e sentimentalmente».
Cosa preferisci tra teatro, cinema e Tv?
«A livello di soddisfazione artistica, decisamente il teatro. Se guardo invece al lato economico e alla fama, la televisione è il top: ti dà una popolarità immediata, una cosa che il cinema non fa, a meno che non fai film di grandissimo successo».
«I film di Natale saranno rivalutati»
Come i cinepanettoni, tanto criticati ma sempre campioni d’incasso.
«I film di Natale sono quelli che hanno mantenuto il cinema italiano per 30-40 anni e io penso che non si ha successo a caso, se ne hanno avuto tanto vuol dire che hanno grandissimi meriti. Saranno rivalutati, come la comicità di Sordi e Totò».
Prossimi progetti?
«Mi hanno proposto due film per il cinema e un progetto televisivo imminente, ma non ho ancora firmato nulla».
C’è un regista con il quale vorresti lavorare?
«Mi piacciono tanto le commedie di Volfango De Biasi e Riccardo Milani. Ma, soprattutto, vorrei lavorare con un regista che fa film impegnati, perché a me piace sempre sperimentare cose nuove e non ho ancora fatto un ruolo drammatico». 0
Articolo tratto da Vero
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