Ha dovuto rinunciare alle vacanze, trascorrendo un’estate in città e al lavoro. Le grandi soddisfazioni raccolte in Tv, però, l’hanno ripagata di quel piccolo sacrificio. Dopo il grande successo ottenuto a La vita in diretta Estate, Lisa Marzoli si è già tuffata in una nuova avventura televisiva. Da qualche settimana, infatti, è la padrona di casa dello storico programma della rete ammiraglia Rai dedicato ai libri: Il caffè di Raiuno.
Lisa, che capitolo della tua vita professionale è stato La vita in diretta Estate?
«Un banco di piu’ importante. Dopo sedici anni di gavetta, di cui vado fierissima, ho avuto l’occasione di mettere in campo tutto quello che avevo imparato con tanta fatica. È stata anche una rivincita verso chi ha scelto sempre la strada più facile e sembrava più furba di me».
Ora sei alle prese con un nuovo programma che si occupa di libri e cultura. Non ce ne sono tanti, purtroppo, nei palinsesti televisivi.
Lisa Marzoli e il suo lavoro su Raiuno
«Siamo il salotto culturale di Raiuno, il nostro programma. Il nostro programma è un punto di riferimento per il mondo della letteratura, ma il mio obiettivo è renderlo sempre più popolare e vicino alla gente comune. D’altronde, la scelta di proporre la cultura il sabato sera in prima serata (Ulisse di Alberto Angela, ndr) ha avuto successo. Sono fermamente convinta che la cultura debba avere un ruolo centrale a Raiuno. Il pubblico ne sente il bisogno e non cerca, come qualcuno vuole farci credere, solo gossip e cronaca. Non sottovalutiamo i nostri telespettatori».
«Ripartiamo dai classici»
Qual è il libro della tua vita Lisa Marzoli?
«Il primo che ho letto, avevo sei anni:
La capanna dello zio Tom. Mi ha turbata, ha fatto crescere in me fin da subito una coscienza sociale che’ poi si è espressa nella scelta di diventare una giornalista impegnata in questo ambito».
Quello che hai ora sul comodino della tua camera?
La citazione più suggestiva che hai trovato in un libro?
«“Prima di sposarsi, essa aveva creduto di sentire amore; ma la felicità che doveva nascere da questo amore non era venuta; dunque s’éra sbagliata, pensava. E Emma cercava di sapere che cosa si intendesse di preciso nella vita con le parole felicità, passione ed ebbrezza, che le erano sembrate così belle nei libri”… Si tratta di un passaggio di Madame Bovary di Flaubert».
Gli italiani che tipo di lettori sono?
«Qualcuno dice che sono più scrittori che lettori. Non sono d’accordo, gli italiani si sono allontanati dai libri perché c’è molta confusione e ci sono cattive letture in giro. E un proliferare di manuali e libriccini senza pretese. Dovremmo ricominciare a leggere i grandi classici che, come diceva Italo Calvino, ti parlano in modo diverso ogni volta che li leggi perché tu sei diverso».
Che cosa si dovrebbe fare affinché le nuove generazioni possano scoprire e apprezzare l’importanza della lettura?
«Bisognerebbe obbligare i giovani a leggere i classici anche se non ne hanno voglia. Da grandi lo faranno in automatico. Un bambino che legge sarà un adulto che pensa».
La tua passione per la lettura, invece, quando è nata?
«Ho avuto la “fortuna” di essere bullizzata. Ora ne parlo con ironia, ma da
bambina ne ho sofferto molto. Vivevo in una caserma militare, ero del Sud, avevo qualche chilo in più… Non è stato facile integrarmi, per qualche anno. Cosi mi sono buttata a capofitto sui libri, soprattutto sui romanzi francesi che mi hanno insegnato molto. Da piccola, non a caso, dicevo sempre che il mio sogno era diventare giornalista o bibliotecaria. Ecco perché II caffè di Raiuno è il programma giusto per me, visto che unisce la mia passione giornalistica a quella per 1 libri».
Se dovessi scrivere la tua autobiografìa, con quali frasi sintetizzeresti le tre fasi fondamentali della vita di ciascuno di noi: infanzia, adolescenza e maturità?
«Ho avuto un’infanzia timorosa, un’adolescenza tormentata e una maturità serena. Spero in una vecchiaia saggia».
Nonostante tua figlia Ginevra abbia soltanto due anni ti poni già il problema di far sì che diventi un giorno una ragazza colta e amante della lettura?
«Ho intervistato Giulio Maira, uno dei più grandi neurochirurghi al mondo, mi ha detto che il cervello si sviluppa nei primi tre anni di vita. Mi ha consigliato di leggere fiabe a mia figlia, di raccontarle delle storie. Attivano la parte più importante dell’intelligenza umana. Consiglio di farlo 3 tutte le mamme».
Intervista tratta da Vero.
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