Doppia festa per il Santo Padre: papa Francesco celebra l’ottantesimo compleanno e la ricorrenza precede di poco i tre anni del suo pontificato, che ha determinato una vera rivoluzione nel mondo ecclesiastico. E non solo. Anche chi non è di religione cattolica è rimasto colpito dal suo stile semplice, espressione di una generosa apertura verso il prossimo. Le sue parole arrivano dritte al cuore. «Sono in forma e dormo come un legno», dice il Pontefice commentando i suoi ottantanni, portati con serenità, affidandosi alla provvidenza e senza risparmiarsi nella sua missione apostolica. A dimostrarlo c’è lo slancio con cui si prodiga, a parole e a fatti, per far capire ai fedeli che lui c’è, comunque e sempre, come un padre, un fratello, un amico fidato.
La rivoluzione di Francesco è cominciata dal giorno della sua elezione, il 13 marzo 2013, quando, affacciandosi alla finestra su piazza San Pietro, senza alcuna formalità, ha detto: «Fratelli e sorelle, buonasera». Da allora ha conquistato tutti, con una serie di gesti fortemente simbolici. Ha sostituito il crocifisso d’oro, che i Papi portano al collo, con un’austera croce d’argento; ha continuato a usare le scarpe scure con cui è arrivato dall’Argentina, la sua patria, snobbando quelle rosse – griffate Prada – indossate da Benedetto XVI; è andato ad abitare presso l’Istituto religioso di Santa Marta, rifiutando l’appartamento in Vaticano, e in più viaggia a bordo di un’utilitaria.
«La Chiesa deve essere povera per aiutare i poveri»,
ha dichiarato il Papa, in un modo che non ammette replica. Come fu irremovibile, nel 2016, con la decisione, criticata da molti prelati, di incontrare Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli e cinquanta gruppi religiosi provenienti dalle più svariate parti della terra.
«Francesco corre seri pericoli perché vuole l’unificazione di tutte le religioni, come Gesù, che per questo fu crocifisso»,
aveva dichiarato a Nuovo padre Amorth, il decano degli esorcisti scomparso di recente, a sottolineare il fatto che Francesco nel suo piano di rinnovamento, ripercorre il cammino di Cristo, considerato il più grande rivoluzionario della storia.
Sono in molti a credere nel cambiamento avviato dal Papa Francesco Bergoglio
«Francesco è un innovatore nel suo ritorno al puro spirito evangelico»,
spiega don Santino Spartà, autore di diversi libri sul Papa, tra i quali 365 giorni con te, una sorta di enciclopedia sul suo linguaggio.
«Il Santo Padre non esita a bacchettare i preti affaristi, in pratica imprenditori con la tonaca, convinti che il denaro debba essere impiegato a governare piuttosto che a servire. E non ha risparmiato nemmeno quelle suore che non si comportano come “madri e sorelle”, raccomandando ad ambedue le categorie di essere più umili. Basta riflettere sulle sue parole»,
sottolinea il religioso. Bergoglio è molto chiaro:
«A me fa male quando vedo un prete o una suora a bordo di una vettura di ultimo modello. L’automobile è necessaria per motivi di lavoro, ma prendetene una modesta»,
ammonisce il Papa.
«È convinto che il prete debba essere per usare una sua espressione – un pastore che si porta addosso l’odore delle pecore»,
spiega don Spanà.
«Un modello scomodo per molti prelati, abituati a starsene in sacrestia o nelle loro belle dimore. Come è stata politica-mente scomoda la scelta di Francesco di recarsi a Lampedusa nel luglio del 2013, in occasione di un disastroso naufragio dei migranti: “Vergogna” a quanti non avevano saputo evitare la tragedia»,
ha tuonato.
Don Santino sottolinea anche come Francesco, nella sua schiettezza, si sia inevitabilmente creato molti nemici.
«I primi sono nella Chiesa e alludo a quei preti, vescovi e cardinali che perseguono interessi personali e temono che la nuova svolta voluta dal Papa possa privarli dei vantaggi di cui godono»,
spiega il religioso.
«Ci sono, poi, i nemici ideologici che criticano Francesco per la sua presunta permissività, giudicata controproducente rispetto all’osservanza delle regole della Chiesa. Per esempio, la sua famosa frase “Chi sono io per giudicare un gay?”, ha fatto gridare allo scandalo, intesa, da alcuni, come un’apertura alle unioni civili tra omosessuali. Ebbene non è così»,
precisa il sacerdote.
«In realtà il Papa continua a condannare il peccato, ma perdona il peccatore. Come Gesù perdonò Maria Maddalena, l’adultera che salvò dalla lapidazione e persino il ladrone crocifisso accanto a lui. Un discorso che vale anche per la possibile assoluzione da parte del confessore, proposta di recente dal Papa, della donna che abortisce, se è veramente pentita. Così come del medico che pratica l’intervento. Una presa di posizione che io non considero un eccesso di indulgenza, ma piuttosto, un segno di umana pietà verso chi ha peccato, magari per debolezza oppure per disperazione».
Le parole di don Spartà riflettono un’altra novità introdotta da Francesco: la sua rivalutazione della donna, incontrasto con la misoginia spesso manifestata da una parte del clero.
«Le doti di delicatezza, tenerezza e sensibilità di cui è ricco l’animo femminile rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, ma anche l’irradiazione di un clima di serenità e di armonia»,
sostiene Francesco. E alla domanda se questa presa di posizione del Santo Padre possa considerarsi un’apertura al sacerdozio femminile, don Santino risponde con cautela:
«È prematuro parlarne; ma certo l’attestato di stima e di apprezzamento per la donna da parte del Papa sottolinea l’importanza della presenza femminile in qualsiasi ambito»,
conclude.
Tratto da Nuovo
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