Roma, novembre una delle stelle più amate di una delle fiction più amate. Parliamo di Flavio Parenti, trentasette anni, l’attore che interpreta il dottor Lorenzo Martini in Un medico in famiglia, la serie TV di Raiuno, giunta quest’anno alla decima stagione, che è una “campionessa di ascolti” davvero inossidabile: a diciotto anni dal debutto, visto che la prima stagione è del 1998, continua a riscuotere ogni giovedì sera un successo clamoroso, con più di quattro milioni di telespettatori a puntata.
Flavio Parenti ha fatto il suo ingresso nel cast due anni e mezzo fa, entrando subito nel cuore del pubblico. Eppure, quando lo intervisto, lui mi fa subito una confidenza che mi colpisce: «Anche se ora sono felice del mio successo», mi dice «la strada che mi ha portato fino a qui non è stata facile. Penso alla mia vita come a una faticosa scala in salita, in cui gli “scalini” sono stati i problemi, le difficoltà, le crisi che ho incontrato sul mio cammino. E l’infelicità che ho vissuto da bambino è stata il primo “scalino” che ho dovuto superare: ho avuto una infanzia difficile, tormentata».
Questa frase sorprendente è solo l’inizio di una intervista in cui, come potrete leggere, Flavio Parenti mette a nudo la sua anima e fa capire che, nonostante il successo, il ricordo di quegli “scalini”, e della fatica che gli è costata superarli, è ancora vivo in lui.
Perché, Flavio Parenti, la sua infanzia è stata “difficile e tormentata”?
«Perché la mia famiglia ha una storia particolare. Sono nato a Parigi, da padre italiano e madre francese, e a causa del lavoro di mio padre, un ingegnere, sono cresciuto facendo la spola tra Parigi e Milano. Ho sofferto molto per il fatto di dovere cambiare continuamente città, scuola, amici: appena mi affezionavo a qualcuno,
lo vedevo poi sparire dalla mia vita. Mi sono chiuso in me stesso sempre di più e la grande crisi è esplosa quando avevo tredici anni: non volevo più andare a scuola, non volevo vedere nessuno, non parlavo nemmeno più. I miei genitori, spaventati, mi hanno portato da uno psicoterapeuta, che ha detto loro: “Vostro figlio, per guarire, ha bisogno di stare lontano dalla famiglia per un po’ : il fatto di essere obbligato a confrontarsi con altre persone,
lo aiuterà a uscire dal suo guscio”. E così mamma e papà mi hanno mandato in un collegio a Valbonne, in Costa Azzurra».
Flavio Parenti è stata dura la sua vita in collegio?
«All’inizio, sì. Ma lo ps peuta aveva ragione: piane ho cominciato a rinascere, i a me c’erano ragazzi prover tutto il mondo, africani, americani: mi sono fatto de ci, ho avuto anche le mie esperienze amorose, perchi legio era aperto pure alle r Così sono guarito dalla mia sa solitudine. E a diciotto a po avere preso il diploma sono tornato a vivere con i 1 nitori a Milano».
Flavio Parenti ha deciso allora di fare re?
«Non subito. All’inizio i iscritto all’università, per : Informatica. Ma mi sono fermato negli studi.”
«Sì: nel 2009 e nel 2010 ho recitato nella serie TV di Canale 5 Distretto di polizia nei panni del poliziotto Gabriele Mancini, e nel 2011 sono stato Sebastian, il protagonista maschile della fiction di Raiuno Cenerentola: ruoli che mi hanno dato un piccolo “antipasto” della popolarità che ora mi dà Un medico in famiglia. Ma di TV, in quegli anni, non ne ho fatta molta: il grosso del mio lavoro era nel cinema».
Al cinema Flavio Parenti lei ha fatto soprattutto film d’autore, “impegnati”: molto apprezzati dalla critica, meno dal pubblico.
«Ma grazie a questi film ho incontrato grandi artisti e sono stato proiettato in una dimensione internazionale. Nel 2012, per esempio, una leggenda vivente come l’attore e regista Woody Alien ha deciso di scritturarmi per il suo film To Rome with Love, nel quale interpretavo il fidanzato di sua figlia, dopo avermi visto in Io sono l’amore, un film di Luca Guadagnino in cui avevo recitato tre anni prima. E nel 2013 ho lavorato con un altro regista grandissimo, anche se poco noto in Italia: l’inglese Peter Greenaway, che mi ha voluto nel film Goltzius and thè Pelican Company».
In “Goltzius and thè Pelican Company” lei ha recitato accanto a un altro famoso attore italiano: Giulio Berruti. E, anche se in Italia non è mai uscito, di questo film si è parlato molto anche da noi, perché lei e Berruti avete recitato in scene estremamente audaci, in cui tutti e due eravate nudi e “pronti per l’amore”. È stato difficile per lei denudarsi sul set in quel modo cosi intimo?
«All’inizio ero terrorizzato: diciamo che è stato un altro “scalino” da superare. Ma a me piace cercare situazioni che mi possono mettere in crisi, proprio per superarle: è un modo per crescere, per diventare più forte. Del resto, per uno strano gioco del destino, dopo che ho fatto per anni scelte artistiche diffìcili, anche “estreme”, senza preoccuparmi di inseguire la popolarità, proprio allora per me è arrivata inaspettatamente la grande popolarità, senza che l’avessi cercata: prima con la fiction di Raiuno Un inatrì-monio di Pupi Avati e poi con Un
medico in famiglia. Una bellissima avventura che ha fatto irruzione nella mia vita per caso>>.
Flavio Parenti “Per caso” in che senso?
«Alla festa di compleanno del mio agente ho incontrato uno dei produttori di Un medico in famiglia, che mi ha detto: “Stiamo creando un nuovo personaggio, molto importante: verresti a fare un provino?’. Ci sono andato e il ruolo di Lorenzo Martini è stato mio. Entrare nel cast di Un medico in famiglia per me è stato molto gratificante perché siamo una “grande famiglia” anche al di là della finzione televisiva: dietro le quinte c’è un clima splendido, di grande affiatamento fra tutti gli attori».
Lei sembra molto affiatato, in particolare, con Valentina Corti, che in “Un medico in famiglia” interpreta sua moglie Sara Levi.
«Sì: Valentina e io ci capiamo alla prima occhiata. Molti dei dialoghi che i telespettatori ci sentono fare non erano nel copione: li abbiamo improvvisati noi lì per lì».
Con il successo di “Un medico in famiglia”, si direbbe che le difficoltà che lei ha dovuto affrontare, quelle che lei chiama “gli scalini”, siano finite. O no?
«No. Non mi sento “arrivato”, in questo mestiere non si “arriva” mai: il successo oggi c’è, domani chissà, e le critiche negative, se arrivano, fanno sempre male. Per carità, professionalmente parlando questo, per me, è un momento d’oro: ho appena finito di girare un bellissimo film che sarà nelle sale l’anno prossimo, Raffaello, il principe delle arti in 3D, in cui io sono il grande pittore Raffaello Sanzio, e sto girando per la TV satellitare Sky la fiction 1993, in cui interpreto Davide Corsi, un giornalista inventato dagli autori della serie, e non ispirato a personaggi reali, che indaga sullo scandalo di Tangentopoli. Ma io mi sento sempre come una foglia al vento: oggi qui, domani là. Non so neanche se, fra qualche anno, farò ancora l’attore».
Come sarebbe a dire, scusi?
«L’attore è solo uno dei mestieri che faccio. Ho un “secondo lavoro” che mi appassiona molto; ho fondato una società che crea videogiochi. La mia società si chiama Untold Games (si pronuncia- “antold gheims” e significa “giochi mai raccontati ”) e ha da poco realizzato un videogioco chiamato Loa-ding Human (si pronuncia “lodili iuman” e significa “caricamento umano”) che è uno dei cinquanta videogiochi scelti dal colosso mondiale Sony per il lancio della sua nuova Playstation: una soddisfazione immensa. Ecco perché non so se domani farò ancora l’attore: propri?) perché ho tanti interessi, non so mai che cosa mi riservi il futuro. Ma questo non mi impedisce di assaporare la popolarità che Un medico in famiglia mi ha regalato: tante persone mi riconoscono per strada, mi chiedono di fare una foto con loro. E io sono felice di accontentarle».
Oltre alla popolarità, Flavio Parenti immagino che “Un medico in famiglia” le abbia regalato anche la tranquillità economica. Sbaglio?
«I miei guadagni li investo quasi tutti nella mia società di videogiochi. Diciamo, comunque, che il tempo delle stanzette in condivisione è finito: abito sempre in affitto, ma ora ho un bell’appartamento tutto per me e per la mia compagna».
La sua compagna è l’attrice e modella Eleonora Albrecht. Come vi siete conosciuti?
«Ci siamo incontrati sette anni e mezzo fa, alla proiezione di un cortometraggio. Ed è stato un colpo di fulmine, di quelli veri: da allora, non ci siamo più lasciati. E il nostro amore, con gli anni, è diventato sempre più grande».
Flavio Parenti ci sono nozze aN’orizzonte? O dei figli?
«Non credo nel matrimonio. Ma mi piacerebbe molto, un giorno, diventare padre. Di tutti gli “scalini” della mia vita sarebbe il più impegnativo, ma anche il più bello».
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