Enrico Ruggeri, il cantautore rock che ha scritto alcune delle canzoni italiane più belle ed emozionanti di sempre, toma in libreria con un nuovo libro. Un prezzo da pagare, edito da Mondadori, è un romanzo che trae ispirazione dal suo precedente lavoro, approfondendo il personaggio del Commissario Lombardo che tanto aveva appassionato i lettori sin dall’inizio.
«Quando ero piccolo Gassmane Sordi»
Ruggeri traccia un ritratto chiaro, particolareggiato e dettagliato di quel mondo dello spettacolo che lui stesso ha frequentato e che in quarant’anni di carriera ha visto stravolgersi. Ma lui, con lo spirito e l’indole di sempre, “guarda e passa” e non si scoraggia, continuando a fare la musica che lo ha reso famoso.
Com’è nato Un prezzo da pagare?
«E stata Mondadori stessa a trovare nel personaggio del Commissario Lombardo uno stimolo. Mi hanno chiesto di fare in modo che i lettori conoscessero meglio il suo personaggio, così sono andato a casa sua, ho incontrato sua moglie, i figli. Ho cercato di capirlo un po’ di più».
Che uomo è il Commissario?
«È un uomo del Sud sui 50 anni, arrivato da bambino al Nord. Riassume in sé due caratteri: la parte più meditativa e quella più pragmatica. È uno stereotipo di tanti milanesi».
Come sono i personaggi di questo libro?
«Assomigliano al mondo nel quale vivo, un mondo dello spettacolo sempre meno meritocratico. Quando ero bambino quelli che erano famosi erano quelli oggettivamente più bravi come Gassman, Sordi. Mazzola e Rivera… Persone più brave delle altre in qualcosa. Oggi non è più così: ci sono persone che prima diventano famose e poi fanno un mestiere, alcune diventano famose sul nulla. Un mondo che a volte sembra improvvisato. E arrogante».
Sembra di rivedere tratti tipici della Tv italiana di oggi.
«Negherò fino alla morte, ma sicuramente c’è un po’ di Tv del dolore, un po’ di “manageriato cialtrone”, un po’ di stampa aggressiva…».
Finito il romanzo Enrico Ruggeri come ti sei sentito?
«Mi è spiaciuto perché mi ero affezionato a tutti i personaggi del libro. Ma ad un certo punto mi sono reso conto che era il momento giusto per chiuderlo».
Il Festival di Sanremo lo scorso anno è stata una scommessa vinta Enrico Ruggeri?
«Era un pezzo rock in mezzo a tutti lenti (anche se io ne ho fatti moltissimi in passato). Sicuramente fare una cosa diversa dalle altre spicca».
Stai già lavorando a canzoni nuove?
«Al momento no, ma navigo a vista. A settembre ci penserò».
«Se non lai pane della lobby, niente!»
L’ispirazione da dove arriva di solito?
«Principalmente dalla normalità. Non è tanto l’argomento, ma è come tratti le cose che fa la differenza. Basta pensare a Dostoevskij, che intomo ad un ragazzo che ammazza una vecchietta ci ha costruito un romanzo meraviglioso come Delitto e castigo».
Stai pensando a un ritorno in televisione Enrico Ruggeri?
«In televisione oggi per fare ascolti devi veramente abbassare il livello. O fai parte di una lobby per cui fai la trasmissione “top” e quindi riesci a fare delle cose intelligenti, altrimenti devi abbassarti. L’ultima volta a Lucìgnolo facevo dei servizi importanti con una giornalista bravissima come Gabriella Simoni, che andava nelle scuole ucraine e faceva il 6 per cento di ascolti, poi dopo due minuti c’era quella che scriveva i pronostici delle partite sul seno e faceva il 18. A questo punto preferisco fare altre cose».
Sogni nel cassetto?
«No, spero solo che vada avanti così. Quando ho iniziato non pensavo che sarei riuscito a realizzare più di 2 o 3 dischi, invece ora sono arrivato al 32esimo».
Tuo figlio più grande, Pico, è appena uscito con un album nuovo. Che padre sei?
«Ho un figlio di 25 anni, che è più un fratello per me. Quando l’ho avuto ero del tutto impreparato e immaturo, ma c’è un bellissimo rapporto di scambio e complicità. Gli altri due hanno dieci e cinque anni».
Ti auguri che lavorino nel mondo dello spettacolo?
«Vedere mia figlia che presenta uno show mi farebbe venire il tarlo di pensare come è arrivata lì».
Ascoltano già le tue canzoni oppure sono lontani da quei gusti?
«Sì, a volte vengono anche ai miei concerti. Io non li forzo».
L’incipit del tuo libro è una riflessione profonda. La tua vita com’è cambiata e come ti ha cambiato?
«Sono quasi quarant’anni ormai che faccio questo mestiere, tuttavia la rabbia, la voglia di essere sempre bastian contrario. di non essere per l’omologazione, sono sempre le stesse dei miei inizi».
C’è sempre un prezzo da pagare come afferma il tuo libro Enrico Ruggeri ? Il tuo qual è stato?
«Sì, indubbiamente. Il mio è stato non esserci in certi momenti importanti della vita di chi mi è stato e mi è accanto. Sono mancato a qualche nascita e a qualche funerale, arrivando tardi per via del mio lavoro».
Nel romanzo si parla tanto di successo. Per te cos’è?
«Riuscire a fare quello che mi sento, con coraggio e contro corrente»
Tratto da Vero28
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