Sul piccolo schermo veste i panni di un padre autoritario e poco incline al cambiamento, nella realtà, invece, Alessio Boni sogna di diventare genitore e di insegnare ai propri figli l’importanza di valori come eguaglianza, rispetto e giustizia. L’attore lombardo, protagonista al fianco di Stefania Rocca e Cristiana Capotondi della serie di Raiuno Di padre in figlia, riflette con Vero sul processo di emancipazione femminile che ha interessato l’Italia e mutato il volto di una società ancora, per certi aspetti, maschilista. A proposito di donne, Boni ci confessa quale ha rivestito un ruolo fondamentale quando ha scelto d’intraprendere la carriera di attore.
Alessio Boni che cosa ti rimarrà di questa fiction?
«Mi sono ritrovato immerso in un’atmosfera meravigliosa che aveva il profumo di grappa, visto che il mio personaggio, Giovanni Franza, è proprietario di una distilleria. Sono rimasto incantato di fronte ai racconti degli abitanti del Veneto che mi spiegavano l’amore e la passione con cui si dedicano alla preparazione di questo prodotto».
La serie racconta i cambiamenti nella nostra società dalla fine degli anni ’50, tra cui la progressiva emancipazione femminile. Credi che oggi ci sia uguaglianza tra uomo e donna?
«C’è ancora parecchio da fare. A parità, per esempio, di titoli, preparazione e posizione occupazionale, una donna percepisce ancora oggi, nel 2017, uno stipendio inferiore a un uomo. Una trentenne ha più difficoltà a trovare lavoro rispetto a un coetaneo. E così come guardiamo adesso con stupore alla condizione della donna negli anni Cinquanta, tra cinquant’anni faremo altrettanto con riferimento alla situazione attuale. Tutti, nessuno escluso, dovrebbero impegnarsi a migliorare questo stato di cose».
Chi, nelle prime puntate, sembra opporsi alle lotte delle donne per l’acquisizione di nuovi diritti è proprio Franza.
«Era il classico padre-padrone, all’epoca una figura molto comune. Mia nonna Maddalena mi raccontava, per esempio, che lei preparava il pranzo per i maschi della famiglia e solo dopo averli serviti in sala da pranzo mangiava anche lei, ma rigorosamente in cucina. Le vicende che racconta la fiction mostrano le progressive evoluzioni del ruolo della donna nel nostro Paese».
Alessio Boni a differenza di Franza, tu non sei ancora papà…
«Sì, ma mi piacerebbe diventarlo».
«Mom ridevano alle mie spalle»
Che genitore sarai?
«Diceva Freud che nei primi sei anni di vita si forgiano il carattere e la forza di una persona. Un padre e una madre hanno un grande potere da questo punto di vista. Giudizio e rispetto sono i valori da trasmettere da subito: così facendo i figli sapranno proseguire sicuri con le loro gambe».
I tuoi genitori hanno fatto lo stesso con te? Come hanno reagito quando hai comunicato loro di voler fare l’attore?
«Mia madre mi ha dato un esempio straordinario: è stata il pilastro della nostra famiglia. Quando ho deciso di fare questo mestiere mio padre non mi ha parlato per due anni. Mia madre, invece, mi diceva: “Vai, fa’ la tua strada!”. Quando da un paesino della provincia di Bergamo ho deciso di andar via per tentare di fare questo lavoro, molti mi ridevano dietro. Anche chi mi voleva bene sperava che ci riuscissi, ma non ci credeva. L’unica a darmi forza era mia madre». •
Come hai inseguito
il tuo sogno?
«Mi sono trasferito a Roma e ho fatto anche il cameriere per mantenermi agli studi. E col tempo anche mio padre si è ricreduto».
Intervista a Alessio Boni tratta da Vero.
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