La Fase 3 è ormai nel pieno, le misure restrittive si stanno allentando un po’ ovunque, ma non bisogna ancora abbassare la guardia. Ne è fermamente convinta Rita Dalla Chiesa, che nonostante viva in una città relativamente poco toccata dalla pandemia, Roma, continua a rispettare con rigore le raccomandazioni anti-contagio. invitando tutti a fare altrettanto.
«Troppi irresponsabili in giro»
Rita dalla Chiesa, che messaggio che vuoi dare agii italiani?
«Cerchiamo di usare tutte le precauzioni, senza fare gli spacconi perché il virus colpisce tutti. Vedo tante persone che non sono responsabili,
soprattutto i ragazzi sono di nuovo accalcati, a Ponte Milvio è pieno di gente. Io non sopporto la mascherina. mi toglie l’aria, eppure la metto con grande pignoleria, ce l’ho sempre. E non do un bacio a mio nipote Lorenzo da gennaio, nonostante mia figlia Giulia abiti al piano di sotto: ci vediamo sulle scale, con le mascherine e mantenendo le distanze».
Per i nonni la pandemia è stata particolarmente dura.
«Sì. perché i nonni hanno bisogno di abbracciare. Mi manca tanto “sentire” Lorenzo. Poi io vivo sola, non avevo alcun contatto fìsico, potevo abbracciare solo i mici cani».
Hai avvertito la mancanza di un compagno?
«Molto. Sono andate a farsi benedire le mie teorie del
ficili da soli».
Ti senti pronta per un nuovo amore?
«Assolutamente sì, ma c‘è un’età per tutto e. anche se dico sempre che spero di innamorarmi fino a 90 anni, sono consapevole che le cose cambiano. Adesso c’è maggior bisogno di tenerezza ma anche paura di impegnarsi in modo stabile».
Come hai vissuto la quarantena Rita dalla Chiesa?
«All’inizio ero sempre attaccata alla televisione per sapere cosa stava accadendo, poi mi è presa una sensazione di lockdown interno, non ho più sentito gli amici, non riuscivo più a parlare. Fiordaliso, che c iìhù carissima amica, ha perso la mamma e ha rischialo di perdere il papà: quakk! si chiacchiera mi venisse da fare mi sembrava una stupidaggine e mi sono chiusa in me stessa. Poco alla volta ho però capito che il mio
mi ha cosircita ad uscire».
È stato difficile andare in onda in un periodo tanto particolare?
«Un po’ di paura c’era, entravamo in una Rai deserta, con il controllo della febbre. l’Amuchina… Ed è stato strano non avere trucco, parrucco. sartoria: non avendo fatto il cambio di stagione, io prendevo quello che trovavo nell’armadio e andavo, con i capelli come Maga Magò nonostante abbia comprato una marea di spazzole rotanti. Ma non mi importa, nella vita non conia apparire e io voglio che arrivi Rita, il resto non mi interessa».
La trasmissione tornerà a
«Sì, dovrebbe, nella collocazione tradizionale del sabato pomeriggio. Ma il mio futuro è’un punto interrogativo, non so se Marco Liofili. vorrà confermare la squadra: lo spero perché mi piace molto lavorare con
luì. è una persona perbene, tranquillo ed educato. Mauro Coruzzi è dolcissimo e abbiamo trovato un’affinità di ■ pensiero. Eiena Santarelli ha classe e anche testa pensante. E Manuel (Bortuzzo) è un ragazzo di una grande forza, enorme».
«Niente vacanze in questo momento»
Come sarà la tua estate?
«Non farò viaggi, starò con Giulia e Lorenzo, se vogliono, a Lavinio (a cinquanta chilometri da Roma. ndr). Lì ho una casetta sul mare che ho comprato quando stavo con Fabrizio (Frizzi, ndr), me ne sono innamorata appena l’ho vista e ho firmalo subito l’assegno, senza nemmeno dirglielo. Lui all’inizio si è arrabbiato, poi invece ha trascorso lì le più belle vacanze della sua vita, ci andavamo ogni fine settimana. Sarà un’estate di lavoro perché devo scrivere due libri: uno per Mondadori, nel quale darò fondo ai ricordi, e l’altro, che mi è stato chiesto dalla Rai, su chi era papà, non il generale ma l’uomo, perché quest’anno avrebbe compiuto 100 anni. Ero titubante ma alla , fine ho accettato, la memoria non si può e non si deve cancellare».
Che uomo era tuo padre, il generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1982?
«Era un signore gentile e attento, per questo è rimasto nel cuore della gente, a Milano è adorato ancora oggi. Era un papà molto tenero, affettuoso, severo ma non troppo: tante cose le dicevo a lui e non a mamma. Mi ha insegnato il rispetto per chiunque e a non avere pregiudizi di alcun tipo».
Che ne pensi della scarcerazione dei capimafia sottoposti al regime 41-bis durante la pandemia?
«L’ho presa malissimo, io non sono giustizialista. ma ci sono strutture idonee dove potersi curare, se li metti a casa ricominciano subito a monitorare il territorio. È morta tanta gente per metterli al 41-bis e secondo me il Covid era una scusa».
Articolo tratto da Vero.
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