E senza alcun dubbio uno dei nomi più apprezzati del panorama cinematografico italiano, capace di descrivere pregi e difetti del nostro Paese facendo allo stesso tempo riflettere e sorridere. Carlo Verdone dal ‘ 26 febbraio è tornato nelle sale con il film Si vive una volta sola, il suo ventisettesimo da regista, sceneggiato con Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino. h Il film, che oltre allo stesso Verdone vede nel cast anche Rocco Pa-paleo, Anna Foglietta e Max Tortora, racconta V la storia di un quartetto di medici impeccabili sul lavoro, ma che sono davvero un disastro nella vita privata. La routine vissuta dai protagonisti dentro e fuori dall’ospedale viene interrotta da un avvenimento che li porterà a intraprendere un improbabile viaggio verso il Sud Italia.
«La mia prima volta sul grande schermo»
Carlo Verdone , di cosa parla il tuo ultimo film, Si vive una volta sola
«Il film racconta la storia di un’équipe chirurgica formata da grandi professionisti legati anche da un’amicizia molto profonda. Se la vita lavorativa va a gonfie vele, le loro vite private invece sono veramente disastrate: c’è chi ha problemi sentimentali o economici, chi – come nel caso del personaggio che interpreto – ha un rapporto difficile con la figlia o chi crede di avere una famiglia perfetta, ma non è proprio così. È un film in cui si ride molto, ma che regala momenti intensi: per ottenere questo equilibrio j è stato necessario tutto l’impegno possibile da parte degli sceneggiatori e degli attori».
E nota la tua passione per la medicina…
«Vista la mia passione per la medicina molti hanno pensato che avessi scritto il ruolo perfetto per me. Era una professione che non avevo mai fatto in un film: sono stato pediatra, dentista e medico, ma chirurgo mai. Durante le riprese abbiamo avuto accanto un giovane chirurgo che ci indicava come muoverci. Inoltre sono stato presente a qualche operazione reale in un ospedale».
Con questo film hai scelto di tornare a girare e recitare in un film corale.
«Sentivo questo bisogno dopo due film che avevo fatto da coprotagonista (L’abbiamo fatta grossa e Benedetta follia, ndr) e credo che sarà un po’ il minimo comune denominatore dei miei prossimi lavori. Dopo 40 anni di carriera è arrivato il momento di condividere tutti i miei film con altri attori. Mi piace stare in mezzo a un cast numeroso e mi piace l’idea di lanciare nuove promesse del cinema. Raramente ho avuto un cast con il quale ho lavorato così bene, d’altronde ho stare accanto a grandi alla cosa bella è la famiglia di noi: c’è così tanta sintonia che ormai ci sentiamo anche dopò la fine delle riprese».
«Ancora oggi gii chiedo scusa»
Il film è ricco di scherzi: un omaggio ad Amici mie Carlo Verdone
«E vero che nella prima parte del film ci sono tanti scherzi, ma non c’è mai stata l’intenzione di fare un omaggio ad Amici miei, anche perché poi il film prendé un’altra direzione. Mi piaceva dare risalto alla doppia sfaccettatura dei personaggi, professionisti sul lavoro che nel privato sono soli. È stato un film molto delicato da girare: sulla carta sembrava semplice, però la storia poteva diventare superficiale. Ogni tanto necessitava di un’iniezione di spessore».
E tu’nella vita privata fai scherzi o li subisci?
«Ho fatto tanti scherzi nella mia vita, la maggior parte li ho raccontati nel libro La casa sopra iportici. Ho smesso di farli da un po’ di anni, precisamente dopo l’ultimo che ho fatto a mio figlio Paolo».
Che cosa è successo tra te e lui?
«Quando aveva appena 7 anni. Paolo giocava a calcio nella formazione del Valle Aurelia: visto che aveva del talento lo chiamai al telefono fingendo di essere il segretario di Francesco Totti e facendogli credere che il capitano della Roma lo volesse incontrare per fargli fare un provino».
Come ha reagito tuo figlio quando gli hai raccontato la verità?
«Quando alla fine fui costretto a rivelargli che era uno scherzo, non mi ha parlato per un mese!».
Avrai provato dei sensi di colpa…
«Me ne vergogno, lo ammetto. E ancora oggi, a Paolo, chiedo scusa».
Articolo Tratto da Vero
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