Io dice sorridendo. Fabio Volo:
«È un libro che andrebbe venduto in farmacia». Parla della sua ultima opera letteraria, Una gran voglia di vivere (Mondadori), che affronta il tema della crisi di coppia. «Sono da otto anni in una relazione», ha spiegato l’autore, presentando il volume a Milano all’ultima edizione di BookCity, durante una chiacchierata con il giornalista Mario Calabresi. 11 conduttore radiofonico, infatti, convive dal 2011 con l’islandese Jóhanna Maggy Hauksdóttir, istruttrice di Pilates, madre dei suoi figli, Sebastian, 6 anni, e Gabriel. 4. «Come in tutti i rapporti, ci sono alti e bassi»,
ha proseguito Volo.
«La cosa tremenda di oggi, però, è che su Facebook e Instagram trovi solo coppie felici. Tu lo sai che è irreale, eppure ci caschi ogni volta. Ci credi. A volte leggo certi post dove i partner proclamano l’amore per l’altro o l’altra più del primo giorno, e io mi chiedo: “Ma dove? Magari quella
mattina mi sono svegliato, l’ho vista e mi stava già sulle scatole…”. Sui social ci sono continui bombardamenti di gente felice. Poi, però, hanno gli psicofarmaci a casa…».
«Le crisi si superano parlandosi»
Secondo l’autore, dunque, basterebbe leggere Una gran voglia di vivere per sentirsi un po’ più rassicurati e identificarsi in chi vive alcune difficoltà personali e di coppia.
«I momenti di crisi si superano parlando, senza accusarsi reciprocamente»,
ha detto Fabio Volo anche nel salotto di Domenica In da Mara Venier.
«Forse l’amore, come le fiamme, ha bisogno di ossigeno e sotto una campana si spegne. Forse, semplicemente, è tutto molto complicato»,
si legge nel romanzo. Volo, durante l’incontro col pubblico, ha specificato:
«Non c’è una regola universale. Quello che posso aver compreso finora? Se sei single, per formare una coppia devi un po’ annullarti. Per diventare famiglia devi un*po’ annullare la coppia. Poi devi fare processo contrario: per tenere insieme la famiglia devi alimentare la coppia, per tenere insieme la coppia devi riacquistare spazi tuoi che hai perso»
Nella storia narrata, l’autore ha inserito anche l’elemento del viaggio, fisico e interiore, con cui i due protagonisti, Marco e Anna, affrontano il loro “periodo no”.
«Quando visiti un territorio che non conosci, ci sono sempre nuove domande, nuove paure, nuove angosce che ti spingono ad andare fuori dalla tua zona di comfort»,
ha detto Volo.
«Fatico a essere un papà severo»
I due personaggi sono genitori, proprio come Volo e la sua compagna Johanna.
«Diventare padre mi ha cambiato»,
ha affermato lo speaker.
«Mi piace giocare coi miei figli. Fatico un po’, invece, a essere severo…».
Il ruolo, inevitabilmente, lo ha portato a fare confronti con il padre che Fabio ha avuto e che oggi non c’è più:
«La domanda: “Sei un uomo felice?” non se la ponevano i nostri nonni e padri. Rispetto alla loro base di partenza. quello che si ritrovavano ad avere era già tanto. Allo stesso modo, secondo me, non si chiedevano nemmeno: “Mi voglio sposare o no?”.
A un certo punto, alla loro epoca, lo facevano e basta. Avere una famiglia, la macchina, il frigorifero: quelli erano gli obiettivi. Non so se fossero più felici.
Credo, questo sì, che fossero più contenti, proprio nel senso di “contenuti”, dal verbo ‘’contenere”: qualcosa che dà l’idea di serenità».
In rimpianto, sullo sfondo: «Ho avuto molta fortuna, ma il fatto che nell’unica vita che ho non vedrò mio padre giocare coi miei figli… ecco, quella cosa lì mi manca»,
ha rivelato l’autore, che ha aggiunto che il senso del dovere l’ha imparato proprio dal genitore scomparso.
«Basta con i “uecchiovanr»
Scrittore, attore, conduttore Tv e radiofonico, di recente voce narrante nel documentario Aito –
Un’avventura tra i ghiacci, Volo ha mostrato di sapersi destreggiare in diversi ambienti.
«Ciò che mi interessa è concentrarmi sull’essere umano, che cerca diìmparare attraverso l’esperienza. Per me le cose importanti sono il pranzo con mia madre, il compleanno di mio figlio, la mia famiglia, gli amici. TI mio lavoro non è la mia vita. Non consegno la mia identità a ciò che faccio. Vedo, invece, nel mio ambiente persone che ormai biascicano in Tv, ma non vanno in pensione. Non mollano l’osso perché non saprebbero cosa fare il lunedì mattina…». Sono quelli che Volo definisce “i vecchiovani”, cinquantenni e sessantenni di oggi affetti da uno spiccato “giovanilismo”: «Li riconosci dai jeans rossi, dai tatuaggi, dal fatto che vanno in palestra, fanno le maratone. amano circondarsi di ragazzi. Mio nonno, a 60 anni, era in pensione. Molti, oggi, a quell’età si comprano la moto». E il conduttore ha concluso cosi: «È un problema perché è quella generazione che prende le decisioni sul futuro del nostro Paese. Sarebbe più interessante se dicessero: “Io sto qui perché sono bravo, ma è anche giusto che lasci il passo a quelli più giovani”».
Articolo tratto da Vero
Articolo tratto da Vero.
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