Alzi la mano chi non lo ricorda in film entrati nella storia del cinema mondiale come Pretty Woman, American gigolò e Ufficiale e gentiluomo. Richard Gere, icona di talento e fascino intramontabile, si è raccontato a Vero in occasione delle Giornate del Cinema Lucano, a Maratea, dove ha ritirato un prestigioso Premio alla Carriera.
«i miei figli sono la priorità»
Richard Gere Sei stato il grande protagonista delle Giornate del Cinema Lucano…
«Mi è sempre piaciuto partecipare a quei festival in cui tutto è autentico. Qui la natura è spettacolare e c’è un grande senso di serenità. In occasioni come queste è ancora possibile guardare la gente in faccia e c’è buon cibo. Spero proprio che continui a restare tutto così com’è e che non vengano costruite autostrade vicino a Maratea (ride)’. Ovviamente ringrazio il patron di questa manifestazione, Nicola Timpone, per avermi ospitato e per avermi premiato con un riconoscimento prestigioso che conserverò sempre gelosamente».
Richard Gere che cosa ti lega all’Italia?
«Sono venuto spesso nel vostro Paese e ho molti ricordi qui. La mia prima volta in Italia è stata circa 35 anni fa, mentre stavo facendo tre | film contemporaneamente. Il mio primo impatto con la Costiera Amalfitana fu stupendo, decisamente romantico. Era la fine dell’estate, quella meravigliosa villa di Zeffirelli si affacciava su una baia piena di barche e c’era un festival che celebrava la fine della bella stagione, con donne vestite di bianco, tanto vino e tanto cibo. Cinque anni fa mi proposero di rivedere quella villa, che ora è stata trasformata in un albergo. E proprio lì, quella sera, ho incontrato per la prima volta Alejandra Silva, mia moglie, in quel luogo che tanto avevo amato…».
A proposito di tua moglie Alejandra Silva : sei mesi fa ti ha reso papà per la seconda volta. Com’è oggi la tua vita?
«Oggi la mia priorità è un bambino che si chiama Alexander. Ho fatto lo stesso quando è nato il mio primo figlio, Homer, e ho deciso di non separarmi mai da lui per lunghi periodi. Questo ha permesso che si instaurasse tra noi una relazione intensa».
«Faccio meditazione tutti i giorni»
Eppure, oltre alla famiglia e al tuo lavoro, trovi il tempo per scendere sempre in prima linea per cause sociali e umanitarie…
«Sì, è vero. E lo faccio perché mi stanno molto a cuore le persone in difficoltà. I senzatetto, per esempio. Ritengo che la loro condizione sia profondamente ingiusta, perché tutti abbiamo bisogno di una casa. Ci sono tanti africani e sudamericani che lasciano il proprio Paese per cercare una casa. E noi che una casa ce l’abbiamo, anziché vederli come un peso dovremmo considerarli come una possibilità per fare qualcosa di generoso, per mettere in atto una condivisione. Ho seguito molti casi di persone senza la casa e di recente sono stato anche a Lampedusa a portare viveri e medicinali su una nave di profughi. Purtroppo i nostri leader politici del momento non sono tra i più illuminati. Donald Trump è una persona incapace di sentire il dolore degli altri, lo ritengo un sociopatico. Questo è il più grande peccato possibile».
Il fatto di essere buddista da molti anni ha a che fare con questa tua sensibilità?
«Sicuramente ha a che fare con il mio equilibrio. Ho avuto la fortuna di entrare in contatto con il buddismo quando ho iniziato a fare l’attore e faccio meditazione da cinquant’anni tutti i giorni, la considero la mia pratica giornaliera…».
Quali sono gli effetti benefici che ha avuto su di te?
«Mi ha aiutato a non perdermi perché anch’io, come tante altre persone, sono jncline ad ansia e depressione. Fondamentale è stato l’incontro con un grande maestro come il Dalai Lama, un uomo che mi ha donato ispirazione e una nuova visione della disciplina, spingendomi a guardarmi dentro e a essere onesto con me stesso».
C’è un personaggio del nostro tempo che sogni di portare sullo schermo?
«Se ci fosse una buona sceneggiatura interpreterei Donald Trump. Le persone non nascono mostruose e vorrei capire come mai lui lo è diventato. Vorrei raccontare come si è trasformato in un sociopatico. Vorrei capire come sia possibile che gli americani lo abbiano votato».
Hai ancora qualche obiettivo da realizzare?
«Faccio l’attore da quando avevo 19 anni e vorrei continuare a fare film».
Un’ultima curiosità: se non fossi diventato una star di Hollywood che cosa ti sarebbe piaciuto fare?
«Il musicista. Amo suonare il piano per me stesso e anche per la famiglia. La musica
Articolo tratto da Vero.
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