Non è stato un anno semplice, quello appena passato, per Maria Teresa Ruta. La conduttrice, infatti, è stata messa a dura prova dalla vita che le ha tolto alcune delle persone più care, quasi tutte nello stesso periodo. Nonostante il suo innato buonumore e il suo carattere solare, Maria Teresa ha attraversato un periodo di depressione e tristezza, da cui neanche con le amorevoli cure del compagno, Roberto Zappulla, sembrava riuscire a emergere. Il loro stesso rapporto, che prosegue ormai da undici anni, rischiava di arenarsi, vinto dal dolore. Prima di arrendersi de! tutto, però, Maria Teresa e Roberto hanno deciso di concedersi un viaggio a Cuba per fare il punto, lontano da tutto e da tutti, sulla loro storia e provare, in un estremo tentativo, a risolle\’arla. 1! risultato è stato sorprendente, come la stessa Maria Teresa ci ha raccontato.
«Quello che è appena passato è stato un anno molto doloroso per me e per tutta la mia famiglia: innanzitutto ci ha lasciato per sempre, a 56 anni, Ornella, la babysitter dei miei figli. Nello stesso periodo venivamo informati che il fratello di Roberto, in dialisi da alcuni mesi, era stato colpito da mielofibro-si acuta e di lì a poco sarebbe stato sottoposto al trapianto di midollo. Roberto è risultato compatibile, poi il medico ha preferito prelevarlo dal giovane figlio. In sostanza, in quel periodo correvo da un ospedale all’altro anche perché, nel mentre, mio padre era stato colpito l’anno prima da un’emorragia
cerebrale. Purtroppo, poi, il 6 ottobre ci ha lasciato e, poco prima, nel mese di luglio, abbiamo detto addio anche a nonno Aldo (si riferisce al papà di Amedeo Goria, ovvero l’ex marito di Maria Teresa, ndr).
«Ci siamo parlati a cuore aperto»
La loro morte ha portato sconforto e tristezza in tutti quanti noi, ma in me soprattutto, perché sentivo che dovevo cercare di essere forte ma non ci riuscivo. Nonostante i successi di mia figlia Guenda negli spettacoli teatrali Rosso giungla, Re Lear e Nel buio d America e la partecipazione al film Chi salverà le rose? in uscita in questi giorni, e nonostante la felicità per mio figlio Gianamedeo, che presto si laureerà in Ingegneria Civile, io mi sentivo persa.
Questo mio sentimento di sconforto aveva anche incrinato un po’ il rapporto con Roberto, perché la mia tristezza era tale che non riuscivo più a godere delle sue battute, delle sue sorprese affettuose e delle sue piccole attenzioni nei miei confronti…Proprio per tentare di farmi uscire da questo tun-
nel di dolore, abbiamo deciso di affrontare questo viaggio a Cuba.
Ne abbiamo approfittato per confidarci serenamente e parlare a cuore aperto di quelle che sono le nostre aspettative dopo un dici anni d’amore, facendo anche una sorta di lista dei desideri.
Ma andiamo con ordine: una volta a Cuba,
Roby si è tuffato nella Avana musicale. Nelle vene dei cubani, infatti, non scorre soltanto sangue, ma soprattutto buona musica! Ovunque a Cuba, in strada e nei locali, musicisti, cantanti e ballerini improvvisano passi di danza sulle travolgenti note della rumba e della conga; sono gli “eredi” del musicista Compay Segundo (reso famoso dal film documentario Buena Vista Social Club).
Inoltre abbiamo assistito a uno spettacolo magnifico al famoso locale Tropicana.
Io, invece, più classica e romantica, mi sono lasciata affascinare dalla Habana Vieja, il cuore della città vecchia con le coloratissime auto americane degli anni ’40 e ’50, i venditori di cocco, di dolci e pannocchie, le cartomanti pittoresche o il lungomare Malecón.
«Lui si è sacrificato molto per me»
Maria Teresa Ruta e Roberto Zappulla in visita a Cuba
lo non bevo superalcolici e non fumo, ma per conoscere le tradizioni cubane ho voluto assaggiare del rum e filmare un sigaro, almeno per una volta. Così, lasciandoci anche ispirare dallo scrittore Ernest Hemingway, che diceva, My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita, abbiamo visitato questi due storici locali. Come noi, c’erano turisti provenienti da tutto il mondo desiderosi di assaporare questi cockatil dal sapore caratteristico. È stata un’esperienza fantastica e io e Roberto siamo tornati a ridere * di gusto come non facevamo da tempo. Dopo aver visitato anche il museo della JÉT Rivoluzione, il Ca-stello del Morro e il Cristo che domina la città, macinando chilometri anche a piedi, gli ultimi giorni ci siamo concessi un po’ di relax, a pochi chilometri dalla capitale, sulla spiaggia dell’Arenai, a Playa Santa Maria, dove per quattro giorni ci siamo riconciliati con noi stessi e ci siamo fatti fare anche un ritratto da uno degli artisti dell’isola.
Roberto e io ci siamo conosciuti il 9 gennaio del 2006 e dal 17 maggio dello stesso anno viviamo praticamente sempre insieme. Soprattutto all’inizio lui si è sacrificato moltissimo per me, lasciando la sua terra e
il suo lavoro per venire a vivere a Milano, ma tornando tutti i mesi per tre giorni a Napoli per non perdere mai il contatto con suo figlio Manuel. Lui per me ha fatto molti sacrifici, mentre
io continuavo la mia serena e già tracciata vita milanese di giornalista e conduttrice vicino a Guenda e Giynatnedeo.
((Stavamo gettando la spugna»
Dopo i primi momenti di assestamento ha ritrovato la sua
dimensione di produttore musicale e insegnante. Abbiamo lavorato al nostro nido d’amore a Luino e ci siamo tuffati in tanti progetti, non ultimo il programma Missione Relitti che io conduco e di cui lui compone le musiche. Insomma, abbiamo lottato per costruire il nostro rapporto, perché una vita insieme alla nostra età non può essere fatta solo di amore, ma va coltivata come un bonsai. Però,
il 2016, così triste e complicato, con tanti momenti di speranza ma altrettanti di sconforto e di dolore, ci aveva messo ko. Qui a Cuba, dove anche nella vita
quotidiana riecheggia ancora la forza della Rivoluzione e si sentono ancora incredibilmente presenti e vive le gesta di Che Guevara e quelle di Fidel, grazie anche a quest’aria così ricca di vita e speranza attorno a noi, io e Roberto ci siamo resi conto che invece ci stavamo arrendendo: stavamo per gettare la spugna, abbattuti dai colpi della vita, stavamo annaspando nell’abitudine, incastrati negli ingranaggi della routine e non avevamo più tanta voglia di lottare per tenere sempre alto e vivo il livello del nostro amore.
Eppure sappiamo che amarsi a 50 armi fa bene al carattere e questo vale sia per l’uomo che per la donna. Si diventa più altruisti, disponibili e pazienti, ci si cura nell’aspetto fisico e, se si è innamorati davvero, la salute ne ha un giovamento.
((Abbiamo passato al vaglio 12 mesi»
Secondo diversi studi psicologici, l’amore alla nostra età è una profonda reazione all’invecchiamento. Così, guardando un mare dai colori tanto belli con sfumature dall’azzurro al verde chiaro, fino a un blu sorprendente, abbiamo cominciato a passare al vaglio gli ultimi 12 mesi della nostra vita insieme, prendendo carta e penna e compilando due elenchi: quello delle cose che andavano bene, che funzionavano ancora tra noi, e quelle che non funzionavano più e di tutto ciò che, di conseguenza, ci stavamo perdendo.
Cosi, vestiti da cerimonia (quasi per gioco, come fossimo due sposi cubani), ci siamo concessi una passeggiata in carrozza lungo una stradina tra palme e sabbia, abbiamo bevuto birra cubana senza pensare al tempo che corre e a entrambi mette tanta ansia.
Quest’isola ci ha mostrato città coloniali, un magnifico ambiente naturale con meravigliosi fondali marini, una cultura poliedrica vissuta da abitanti che pur senza avere molto in certi casi sono, però, sempre disposti a condividere tutto. Cuba si è rivelata a noi generosa e fiduciosa di essere come nuovamente riscoperta. E nel frattempo, ci ha insegnato qual era il nostro errore: io e Roberto dovevamo essere più allegri e disponibili verso la vita, capaci di accettare gli eventi anche tragici dell’ultimo anno, pensando però che intorno ci sono tante persone che contano su di noi e sul nostro entusiasmo: i nostri figli in primis. Abbiamo capito che anche noi dovevamo fare uno sforzo per una “rivoluzione” del nostro amore e abbiamo fatte nostre due belle frasi cubane. La prima è di Fidel Castro: “Il rivoluzionario crede nell’uomo, negli esseri umani. Chi non crede nell’essere umano, non è rivoluzionario”.
«La speranza cammina con noi»
La seconda di Che Guevara: “In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore”. Ed avendo troppo a cuore il nostro amore e la nostra vita, io e Roby siamo tornati a lottare e ad amare di più. In fondo, il popolo cubano da secoli crede ed è fortemente convinto che la speranza di un futuro migliore cammini con lui e da oggi posso dire che questo sentimento camminerà anche insieme a noi. D’altronde, come dice anche un personaggio di Graham Greene, nel romanzo Olir Man in Havana (1958), “Cuba is Cuba is Cuba”. Grazie. Cuba!»
da Vero
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