E adesso direttamente da Vero ci concediamo questa bella intervista a Pierfrancesco Diliberto . Che ovviamente tutte noi conosciamo come Pif. e leggiamo. Nel 2013 di La mafia uccide solo d’estate, suo film d’esordio alla regia in cui recitava anche come protagonista, e mentre sul grande schermo possiamo vedere la sua seconda opera, In guerra per amore, Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, ci racconta com’è nata l’idea di “trasformare” il suo primo lavoro in una fiction per Raiuno che porta lo stesso titolo: La mafia uccide solo d’estate, appunto, in onda in queste settimane per sei puntate. Ma non solo: il bravo artista palermitano ci rivela anche la sua “passione” per una famosa signora della televisione…
Pif sei contento di questo passaggio dal cinema al piccolo schermo?
«Riuscire a realizzare una serie su Raiuno parlando di un argomento così delicato come la mafia senza curarsi del “politicamente corretto” è una vittoria. E lo è anche riuscire a farlo senza ipocrisia! Dirci la verità in faccia, ogni tanto, fa bene. Ammetto che è stato uno sforzo non facile. C’è stato un lavoro di ricerca sulle debolezze umane per poi metterle a nudo con ironia, come nel caso, ad esempio, del personaggio di Totò Rina, divenuto nella serie grottesco, quasi surreale».
La fiction non è diretta da te. Come mai?
«Perché ho voluto mantenere un certo distacco, e poi della serie La mafia uccide solo d’estate è la famiglia Giammarresi. perché non sarei riuscito a girare di nuovo alcune scene simili al film. Nonostante questo, però, credo che nella serie ci sia tutta l’essenza della mia anima. Come nel film, anche qui si tende a ridicolizzare il lato umano del mafioso. Comunque, io sono la voce narrante».
Com’è nata l’idea della fiction?
«Sono stato io a proporre il progetto di una serie televisiva che si ricollegasse al film: quando scrivevo la sceneggiatura sognavo di narrare alcune cose che, in un’ora e mezza, inevitabilmente, non ho avuto la possibilità di raccontare».
Pif È già prevista una seconda stagione?
«A me piacerebbe tanto, perché potenzialmente questa fiction potrebbe arrivare a raccontare i fatti fino ai giorni nostri. Però sarà il pubblico a decidere… Io spero che vada bene e che raccolga il buon riscontro che merita».
Intanto al cinema sei protagonista del tuo secondo film, In guerra per amore, accanto a Miriam Leone.
«Si, e anche questa volta, raccontando un pezzo di Storia (lo sbarco degli americani in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale, ndr) e di mafia, ho cercato di strappare un sorriso al pubblico. Con Miriam e con il resto della squadra mi sono trovato bene».
C’è una scena che ti ha divertito in particolare?
«Quando ero sul set sentivo più l’ansia da prestazione che il divertimento, anche se abbiamo girato scene dove l’ironia non manca. In realtà, però, mentre giravo mi sentivo addosso una grande responsabilità ed ero molto concentrato sul lavoro. In-somma, in genere mi diverto solo una volta che le riprese sono è terminate. Purtroppo non riesco a concepire il lavoro senza stress e questa è una cosa che dovrei imparare a gestire, ma se non c’è la tensione ho paura di fare male le cose».
Nel tuo prossimo film Pif si parlerà sempre di mafia o hai deciso di cambiare?
«No, punterò su un altro argomento. La mafia deve uscire dalla mia vita artistica per po’… Magari affronterò di nuovo l’argomento se la mia carriera continuerà. Per adesso, però, credo sia giusto fare una piccola pausa e proporre altro. Il bello di fare il regista è proprio questo: poter raccontare il mondo e molte realtà diverse».
Ci puoi dare delle anticipazioni sui tuoi progetti futuri?
«Ho due o tre idee nuove, solo il tempo deciderà quale realizzerò. Anzi, mi concentrerò su quella che sopravviverà al passare del tempo».
Un’ultima curiosità: di recente sei stato ospite di Barbara d’Urso a Domenica Live e sembravi totalmente ammaliato da lei…
«Ebbene sì, ora lo posso finalmente dire: io e Barbara d’Urso conviviamo (ride). Scherzi a parte, a me Barbara d’Urso piace davvero.
Intervista a Pif tratta da Vero
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