Nella nuova serie di Sky Atlantic, diretta da Paolo Sorrentino, interpreta un papa. Jude Law, protagonista di The Young Pope, si è raccontato al nostro settimanale in occasione della presentazione romana del più atteso progetto televisivo dell’anno.
Jude Law che emozioni hai provato nel prestare il volto a questo personaggio immaginario?
«Ho compreso l’eccezionaiità del progetto sin dalla primissima lettura del copione. The Young Pope è una serie piena di tensione, di umorismo, di emozioni. Non nego che in un primo momento ero molto preoccupato per la complessità del ruolo che avrei dovuto interpretare: non sapevo quale direzione intraprendere per poter essere credibile nei panni di un Papa. Poi, però, piano piano. Sorrentino mi ha portato nella giusta prospettiva. Così, ho iniziato a guardare il mio personaggio semplice-mente come un uomo e non come un Papa e sono riuscito a dargli diverse sfaccettature e contraddizioni. È stato affascinante interpretare un uomo con così tante sfumature, diretto, onesto e allo stesso tempo capace di allontanare le persone».
«Non sapevo dove mettere le mani!»
Com’è stato Jude Law lavorare con Paolo Sorrentino?
«Sorrentino è un grande, un professionista ricco di risorse. È un bravo autore, oltre che un bravo regista. Riesce a utilizzare il linguaggio visivo in maniera impeccabile, mi ha aiutato a definire Pio XIII, spingendomi a focalizzare il suo rapporto con gli altri personaggi. Mi sono sentito un colore sulla sua variegata tavolozza e questo è stato bellissimo. Sono convinto che il rapporto tra un attore e un regista dipenda soprattutto dal secondo, quindi non posso che ritenermi fortunato».
In che modo ti sei documentato per preparare questo ruolo?
«La prima cosa che ho fatto è stata informarmi sulla storia del Vaticano approfondendo le vicende dei Papi che hanno avuto degli effetti sulla Fede cattolica. Mi sono subito reso conto che il materiale da studiare era tanto e la mia prima reazione è stata di panico. A un certo punto ho capito che, pur avendo intrapreso questo cammino di studio e di ricerca, non riuscivo a trovare la chiave giusta per “costruire” il mio Papa. Per questo motivo, più che dal materiale a mia disposizione, mi sono lasciato guidare dalla regia di Paolo. Ho seguito le sue indicazioni per costruire un Papa credibile e che a 47 anni fosse riuscito a raggiungere enormi traguardi».
Jude Law Per la gestualità e la postura ti sei ispirato a un pontefice in particolare?
«In realtà, sono stato influenzato dall’abito… nel vero senso della parola! Guardando le immagini dei vari Papi, mi chiedevo come mai tenessero sempre le mani conserte…».
E sei riuscito a darti una risposta?
«Certamente, il motivo è molto semplice: quando si indossa un abito papale non si sa dove mettere le mani! Per cui, finiscono inevitabilmente conserte oppure dietro la schiena (ride)».
Jude Law Per girare The Young Pope ti trasferito a Roma per qualche mese. Com’è andato il tuo soggiorno in Italia?
«Non poteva andare meglio. La mia esperienza in Italia è stata meravigliosa e mi sono sentito a casa, anche perché ho sempre amato Roma. È stato stimolante lavorare con un cast internazionale di altissimo livello e per di più in Italia, tra monumenti di una bellezza disarmante. Mi sono trovato così bene nel vostro Paese che spero di tornarci
più spesso, sia per lavoro che per godermi tutta la sua bellezza».
Durante la tua permanenza romana sei andato da papa Francesco?
«Certo. Una delle prime cose che ho fatto, arrivato a Roma, è stata andare a sentire le parole del Pontefice».
Questo film ha cambiato il tuo rapporto con la Fede?
«Sì, perché mi ha portato a interrogarmi sul senso della Fede e mi ha spinto a intraprendere un nuovo cammino personale. Spero che possa accadere a chiunque»
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