Sono tornato mercoledì notte da un viaggio, un pellegrinaggio con Famiglia Cristiana a Santiago de Compostela. Dell’arresto ho saputo in nave». Don Mazzi è arrabiato. Ha ospitato per qualche mese Fabrizio Corona nella sua comunità Exodus, credeva fortemente in un percorso di riabilitazione per l’ex re dei paparazzi. Ora spera che a lui il destino riserva un periodo di oblio mediatico. Nella sua voce c’è una buona dose di disappunto: «Se me lo ero preso a cuore? Certo che sì, sto male quando leggo i soliti titoloni su come vanno a finire queste vicende», dice a proposito di Fabrizio, di nuovo in manette con l’accusa di intestazione fittizia di beni, dopo che era stato dietro le sbarre per quasi due anni e mezzo per estorsione aggravata (il famoso caso Trezeguet).
«Un serio percorso di riabilitazione»
Don Mazzi C’è ancora speranza per Corona?
«C’è se smettiamo di parlarne. Più lo facciamo e più aumenta la sua idolatria… per se stesso. 1 casi come il suo, non smetterò mai di ripeterlo, non si risolvono con la galera, ma con seri percorsi di riabilitazione. Io avevo chiesto di tenerlo in comunità per poter smontare piano piano l’idolo che aveva fatto di se stesso, ma ci voleva del tempo. Avvocati e magistrati hanno fatto sì che lui tornasse sul territorio, con l’affidamento ai servizi sociali. Avrebbe dovuto continuare quel percorso rieducativo qui da noi…».
Quanto tempo è rimasto nella sua comunità?
«Poco tempo, circa quattro mesi».
Don Mazzi come si comportava?
«Normalmente, meglio di tanti altri. Faccia conto che io vedo casi ben peggiori, gente che ha ammazzato qualcuno. Mica come lui, non ha ucciso nessuno, è solo uno ‘•stronzo”, passatemi il termine. Seguiva le regole con nessuna difficoltà. Io e don Antonio Loi (cappellano della casa di detenzione di Opera, ndr) pensavamo di averlo convinto a fare un serio lavoro di rieducazione. Poi è riuscito a tornare sul territorio e ora vediamo come è finita. Alla fine c’entra poco la questione dei soldi che gli hanno trovato (1,7 milioni di euro nascosti nel controsoffitto. ndr), la mia idea per persone come lui è che abbiamo bisogno di progettare percorsi alternativi al carcere. Io vorrei abolire il carcere minorile, servono strutture rieducative perché dalle carceri i ragazzi escono spesso ancora peggio di prima. Tipi come questi hanno bisogno di una magistratura più intelligente e di una società che capisca che si può sbagliare e recuperare con un iter diverso».
Lei viene spesso criticato di “chiamare a sé” i casi più mediatici per attirare attenzione e soldi…
«Figuriamoci.- Senti, sono abituato alle critiche, va bene? Me ne hanno dette di tutti i colori quando ho tirato fuori terroristi o gente come Erica. Io non ho mai voluto una lira, sia chiaro, ho fatto tutto gratuitamente».
Don Mazzi pensa che andrà a trovarlo in carcere?
«Non so ancora se lo andrò a trovare, io per ora del Corona di oggi non voglio parlare. Smettiamo di parlarne, come ho detto, altrimenti faremo sempre il suo gioco».
Lei si sente in colpa per come è andata?
«Tutti sbagliamo, quando succedono queste cose ognu no si batte il petto, ma com in tutti i casi c’è chi sbagli di menò e chi sbaglia di pii Adesso insieme cerchiamo di riflettere, torniamo al silenzio. Per lui sarebbe necessario l’oblio mediatico, se non si fa questo… addio».
Un po’, però, le sta a cuore il suo caso, no?
«Io me lo sono preso a cuore, certo, ma a un certo punto altri hanno deciso diversamente. Lo sai meglio di me come
funzionano queste cose…».
No, non lo so, a cosa si riferisce?
«Quando arrivano certi avvocati che pesano tonnellate, riescono a portarsi a casa il risultato sfruttando le virgole della legge. Io torno a dire di smettere di parlarne».
Intervista a Don Mazzi che parla di Fabrizio Corona tratto da Vero.
Approfondisci sul carcere di Opera su Wikipedia
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