E adesso questa bellissima intervista attratta da visto dedicata a Giorgio Armani e ai suoi ottant’anni di classe infinita. Giorgio Armani e un uomo riservato e malgrado la sua discrezione e l’abitudine a frequentare pochi amici, sempre gli stessi, molto raccontato. Com’è inevitabile per una celebrità che è diventata simbolo dell’Italia nel mondo, fino all’aprile delmillenovecentoottantadue quando la rivista Time Magazine gli dedicò una copertina. Un riconoscimento raro per un italiano, addirittura rarissimo per uno stilista condiviso solamente da personaggi come Christian Dior . Ma l’America lo amo da quando con un tocco magistrale, ha fatto dell’emergente Richard Gere il modello della nuova sessualità maschile, con quegli abiti che mettono in evidenza il corpo, ne sottolineavano anche la personalità. Cominciano sotto il segno di Armani gli anni ottanta. Ma come è arrivata questo successo il più importante stilista italiano? L’uomo che ha saputo interpretare e anticipare il suo tempo, e la cui immagine è popolare come quella di Kennedy o di Santa Teresa di Calcutta. Come nei grandi romanzi ottocenteschi, cominciamo dall’inizio. Giorgio Armani nasce l’11 luglio delmillenovecentotrentaquattro Piacenza nella zona conosciuta per il monumento alla lupa. Capricorno ascendente leone, il segno dei creativi per eccellenza. Anche il fratello maggiore Sergio e la sorella minore Rosanna nascono sotto lo stesso segno e quindi questo li unisce profondamente, pur avendo tutti forti individualità e rispetto degli spazi reciproci.
Il padre di Giorgio Armani
Si chiama Ugo Armani ed era un impiegato amministrativo della federazione del fascio ed era stato calciatore delle squadre locali, prima lettera e poi il Piacenza. Mancherà nelmillenovecentosessantadue e tempo fa in un’intervista Armani mi raccontò che rimpiangeva di essere stato distratto e non averlo capito, forse per il carattere dolce e malinconico e per una discrezione che non veniva meno neanche con i figli. Un’immagine precisa lo racconta: seduto al tavolo mentre regola un vecchio orologio e mi pulisci meccanismi ascoltando i figli parlare.
La madre di Giorgio Armani
La madre si chiamava Maria Raimondi donna energica e molto bella a essere la figura di riferimento di Giorgio, una casalinga sportiva e impegnata nel sociale, che gestiva le colonie estive. La famiglia non si poteva permettere molto ma il fisico devono di ogni cura
noi ragazzi eravamo concentrati su alcune cose essenziali: mangiare, trovare i libri di scuola a poco prezzo ed essere in grado di andare al cinema alla domenica, ricorda lui. Il primo film che l’ha colpito a otto anni è la corona di ferro di Blasetti, una specie di film di fantasia pacifista premiato al festival di Venezia delmillenove.
“Mi impressionò il fasto delle scene con quelle donne bellissime, incredibili, come Luisa Feruda e Elisa Cegani. Me li sognavo anche di notte”
ma l’infanzia di Giorgio Armani non è stata certamente facile, come quella di tutti i bambini italiani travolti dalla guerra. Per la sua posizione strategica sulla linea gotica, Piacenza si trasformò in uno degli obiettivi principali di bombardamenti alleati: il centro storico, la stazione, i ponti sul Po e l’arsenale. Oltre a centinaia di case distrutte
“ho perso un amico sotto un bombardamento. Sono stato mitragliato con mia sorella Rosanna. Eravamo per strada, ci siamo buttati in un fosso e io mi sono gettato sopra delle “
un’esistenza difficile, nella quale anche i giochi potevano rivelarsi un pericolo, come quelle specie di petardo che esplose uccidendo un ragazzo, ferendone un altro e spendendo Armani, gravissimo, all’ospedale per quaranta giorni con il rischio di perdere la vista. Ancora oggi i suoi occhi azzurri ereditati dalla nonna materna sono molto delicati. È stata un’infanzia sobria, dura, a formargli il carattere e a costruire inconsapevolmente quel gusto austero esigente, sempre alla ricerca di qualcosa ma attento alla quotidianità, che anche oggi la sua caratteristica e che Milano dove si è trasferito con tutta la famiglia alla fine degli anni quaranta ha contribuito a entrare. Ai ritmi differenti della città, grande e dura rispetta la piccola Piacenza, si è abituato velocemente cominciando a conoscerla dal quartiere popolare in cui abitava in una casa di ringhiera.
Stralcio di intervista Giorgio Armani tratto dalla rivista visto
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