Chernobyl non smette di fare paura. A 27 anni dal disastro causato dallo scoppio del reattore 4 della centrale nucleare, è stato proprio il Cesio 137 portato dal vento dalla lontana Bielorussia a contaminare le carni dei cinghiali della Valsesia, risultate positive ai controlli dell’Istituto Zooprofilattico di Torino. L’Arpa del Piemonte, oggi, ha escluso ipotesi diverse, come potevano essere gli incidenti, di gravità molto minore ma più vicini, accaduti negli ultimi anni in impianti di Francia o Slovenia, oppure le contaminazioni causate da ex siti nucleari non lontani dalla Valsesia, a Trino e Saluggia (Vercelli).
RICADUTA DA CHERNOBYL Il «monitoraggio costante» effettuato dall’agenzia – è stato spiegato nella riunione convocata d’urgenza all’Istituto Zooprofilattico di Torino, in video-collegamento con il ministero della Salute, il comando dei Nas e dei Noe – «non ha mai riscontrato valori anomali» dopo il 1986. Ed ora, dopo la scoperta del cesio nei cinghiali dell’Alta Valsesia, per molti esperti del settore nient’altro che una conferma della ricaduta nel tempo degli effetti di Chernobyl, i controlli saranno estesi a tutte le aree dell’arco alpino, tra le più contaminate dal fall-out di Chernobyl, e ad altre specie animali.
RINTRACCIATI I CACCIATORI Nel frattempo, i cacciatori che hanno abbattuto i 27 cinghiali nell’ultima stagione venatoria, sono già stati rintracciati – grazie ai registri di sorveglianza creati dalla Regione – ed invitati a non consumare le carni conservate. Nessun pezzo di quei cinghiali sarebbe stato venduto a ristoranti o agriturismo, ma anche per chi ha mangiato le ‘carni al Cesio’, sarebbe minimo il rischio per la salute. «Sono stati riscontrati – precisa Maria Caramelli, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico di Torino – valori fino a dieci volte superiori rispetto alla soglia massima fissata dalla legge in caso di incidente nucleare, ma il pericolo scatta solo se si verifica un esposizione continuata ai radio-contaminanti». I campioni da analizzare sono un centinaio. L’Arpa del Piemonte approfondirà il monitoraggio in Valsesia ed analoghi controlli farà l’analoga agenzia in Valle d’Aosta.
VERIFICA DEI PRODOTTI ESTERI Il caso, tuttavia, riapre anche la questione dei prodotti in arrivo dall’estero: la Coldiretti chiede che i controlli vengano rafforzati specie quando la provenienza sono paesi dell’est Europa. Legambiente invoca l’attivazione di «controlli ferrei ed efficaci in Italia e in particolare su tutto l’arco alpino italiano, oggetto di una forte contaminazione radioattiva dopo l’esplosione del reattore di Chernobly» ed il completamento completare «della mappatura della contaminazione ambientale». Il vice-presidente dell’associazione ambientalista, Stefano Ciafani, chiede anche «una grande campagna di informazione».
da leggo.it
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